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Fisiatria

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Visita Fisiatrica

 

Quanto tempo dura una sua visita?

Le mie visite durano un’ora. Mi prendo sempre un’ora, anche se sono visite di controllo, ma soprattutto credo che la prima visita è la più importante e deve essere fatta con calma.

Ci vuole il giusto tempo, e il tempo è proprio quello spazio che io ed il paziente decidiamo di darci per l’ascolto reciproco. 

 

Come si svolge una visita tipo?

Io ascolto per prima; aspetto che il paziente mi spieghi con le sue parole, il motivo per il quale  è venuto a fare la visita; do per scontato che, se qualcuno viene a farsi visitare, è perché ha un bisogno. 

Quindi ogni cosa che dice il paziente, la considero importante, e non solo il cosa dice ma come lo dice ed insieme poi cerchiamo anche di capire come la problematica abbia cambiato la sua vita. 

Fare una diagnosi di lombosciatalgia non è così difficile, non prende un’ora intera. 

Quello che serve al paziente non è solo tornare a casa con una diagnosi ed un programma di cure. Quello che penso serva di più al paziente è capire perchè soffre e ha dolore, e come aiutarlo a tornare a vivere la sua vita in tutti i suoi ruoli: come lavoratore, come membro di una famiglia o come parte di un gruppo di amici; e voglio e cerco di farlo stare anche meglio di prima guidandolo ad usare la sua malattia come fonte di energia, come fonte motivazionale, per risolverla e poi per attivare quei cambiamenti di vita che permettono di non farla più tornare. 

 

E dopo la raccolta di queste informazioni come procede la visita?

Dopo l’anamnesi, passo a quello che in medicina si chiama “esame obiettivo”. Visito il paziente dalla testa ai piedi. Metto un’attenzione particolare alla zona del problema, ad es. schiena, collo, spalla, pancia, cioè quella che manifesta più dolore ma faccio comunque sempre una visita completa, includendo anche una visita posturale statica e dinamica. La visita posturale mi dice come la persona sta vivendo il suo problema. Dopo tutto, la postura di una persona è una comunicazione del suo linguaggio corporeo che, se la ricevo bene, mi dice con estrema precisione come arrivare prima ad una soluzione del suo problema. 

Mentre visito, spiego al paziente cosa vedo, cosa sento, e mi assicuro che la mia spiegazione viene compresa dal paziente e che la mia diagnosi “torna”, cioè abbia un senso a chi la sta vivendo.

Se ci sono prelievi di sangue, valutazioni diagnostiche già fatte in passato, guardo e considero anche quelle per avere il quadro completo del problema.

 

Individuato e capito il problema, che strategia utilizza per risolverlo?

A questo punto, stendo un piano di lavoro terapeutico per il paziente, che spesso può non includere neanche farmaci da prendere. 

Le mie prescrizioni di terapia sono spesso quelle di una fisioterapia manuale (lavoro di terapia manuale di fisioterapisti e/o osteopati), a volte accompagnate da una terapia di sostegno con Ultrasuoni, Tecar o altre terapie fisiche. 

Il programma e’ sempre mirato a dare l’effetto maggiore possibile con il numero minore di sedute fisioterapiche o osteopatiche; molto spesso bastano 3-5 sedute individuali. 

 

Come fa a sapere che le sue scelte terapeutiche sono corrette?

Mi mantengo aggiornata della situazione del paziente attraverso il fisioterapista al quale lo mando, in modo da accertarmi che tutto procede come dovrebbe, e rimango sempre a disposizione se ci fossero intoppi di qualsiasi tipo.

Dopo la fisioterapia manuale, propongo sempre una terapia di mantenimento specifico, individualizzato, per ogni paziente. Questa terapia di “mantenimento della salute” tocca per forza tutti gli aspetti della salute: come mangiare, gestire le energie della giornata,  gestire le emozioni della giornata, dormire, come e quanto muoversi durante le giornate, lavorative e non, per mantenere il migliore stato di salute possibile. 

La parte di questo “mantenimento” della quale mi occupo in prima persona è quello del movimento. E’ di mia responsabilità come fisiatra, saper consigliare la tipologia di pratica fisica migliore e specifica per ogni paziente. 

Non e’ vero che “un po’ di nuoto” va bene per tutti. Ognuno ha un corpo tagliato su misura sua e quindi per forza esiste una pratica corporea che gli farebbe meglio di un’altra. 

 

Come riesce a gestire tutti questi ambiti?

Non mi posso occupare di tutte queste questioni personalmente; il parlare dei vari problemi con il paziente, mentre sto seguendo la sua guarigione, mi da la possibilità di capire dove ha più bisogno di aiuto; e quindi consigliare il professionista giusto.  

Ed è per questo che mi appoggio ad un team di professionisti a disposizione presso lo Studio ALCO, ciascuno specializzato in ambiti diversi.

Ho studiato numerose pratiche motorie negli anni, ad es: Tai chi, Yoga, Pilates, Feldenkrais, Corsa, Nuoto, Bici, Sport di squadra, Triatlon, Crossfit, Calisthenics, Zumba, etc…. e continuo ancora la mia esplorazione provandole personalmente, proprio per sapere in che cosa consistono e come e quando consigliarle ai miei pazienti. 

Quindi se un paziente porta una sua curiosità specifica e mi chiede “ma, questo lo posso fare?”  “Mi fa bene o male?”  

Credo di poter rispondere in modo specifico per esperienza diretta e non solo per sentito dire. 

Se il paziente poi non ha domande, cerco di farle io, per cercare insieme a lui una pratica di movimento che potrebbe diventare piacevolmente regolare e parte della sua vita.  

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